Thursday, March 30, 2006

...io son Sordello de la tua terra...

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
Quell'anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa;
e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode
di quei ch'un muro e una fossa serra.
Cerca, misera, intorno da le prode
le tue marine, e poi ti guarda in seno,
s'alcuna parte in te di pace gode.
Che val perché ti racconciasse il freno
Iustinïano, se la sella è vota?
Sanz'esso fora la vergogna meno.
Ahi gente che dovresti esser devota,
e lasciar seder Cesare in la sella,
se bene intendi ciò che Dio ti nota,
guarda come esta fiera è fatta fella
per non esser corretta da li sproni,
poi che ponesti mano a la predella.

(Dante, Divina Commedia, Purgatorio, Canto VI, 76-96)

Non c'è nulla nella cronaca politica di questi giorni che non renda così attuale ciò che veniva scritto secoli fa... Non c'è nulla che alimenti la speranza di un mondo migliore, in cui la politica sia governo dei popoli e non perseguimento del proprio interesse. Non c'è nulla: questo è tutto.

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